Diversità a San Francisco
Quando ero piccina, "diverso" era il mio compagno di classe trasferitosi a Padova da Pescia, in Toscana. Lui, ai miei occhi appariva proprio come uno straniero, abituata com'ero a
frequentare principalmente i bambini del mio quartiere. Il mio
orizzonte era evidentemente molto limitato... quante cose sono
cambiate da allora in Italia e quante cose sono cambiate anche per me,
che ora vivo da straniera dall'altra parte del mondo!
Ragionavo in questi giorni sulla diversità e su come io la percepisca in modo differente da quando vivo a San Francisco.
Pensavo che il concetto di "diverso", di per sè, è anche molto difficile da definire... e non posso, né voglio, perdermi nel cercare di darne una definizione che comunque risulterebbe troppo incompleta e comunque imprecisa.
Il fatto è che dopo tre anni di vita a San Francisco, il mio concetto di "diverso" ha evidentemente esteso i suoi confini nella mia mente.
Ciò di cui mi sono resa conto vivendo qui è che quello che in Italia per me era solo teoria, qui è apparsa ai miei occhi come pratica.
Hai voglia a parlare in linea teorica dell'omosessualità e della mia visione a riguardo senza conoscere nessuno che sia un omosessuale dichiarato e basando semplicemente il mio parere sul generale principio di accettazione del prossimo. Credo sia un buon inizio, sì, ma cosa mi è successo quando mi sono trovata ad incontrare, interagire e confrontarmi con coppie omosessuali qui a San Francisco?
Ricordo il primo incontro con i nostri padroni di casa, una coppia di sessantenni, due uomini, che credo stiano insieme da una vita e ora sono pure nonni. Ci chiesero se era un problema che loro fossero omosessuali, e io risposi subito: "No, non lo è!" E poi, per fare la simpatica - e forse anche per interrompere quella sensazione di profondo imbarazzo che quella domanda aveva creato in me - aggiunsi anche una frase del tipo: "Del resto anche nella nostra coppia i ruoli uomo/donna non sono convenzionali: sono io che monto i mobili dell'Ikea e attacco al muro i chiodi!". Loro scoppiarono in una fragorosa risata... e la nostra amicizia cominciò così.
Qui a San Francisco l'omosessualità è una realtà affermata e quotidianamente mi capita di avere a che fare con coppie omosessuali che lo sono di fatto! Ci sono anche le nostre vicine di casa arrivate da poco da Seattle per menzionare la controparte femminile. E poi ci sono le coppie con figli al seguito, che incontro nelle attività quotidiane: ai corsi di yoga prenatale e postnatale c'erano coppie formate da due mamme; al corso di musica ci sono coppie di papà; e al parco spesso mi capita di incontrare sia coppie omosessuali sia lesbiche, sempre con figli.
Tutto questo, qui, è del tutto comune!
Così diventa evidente che a San Francisco una famiglia può essere formata da due uomini, da due donne o da un uomo e da una donna. And it does not matter!
Basta passeggiare sulla via principale del quartiere di Castro per averne una, due, cento prove! E non si tratta solo di coppie giovani ma anche di coppie più attempate.
Fu proprio a Castro che io, come turista eterosessuale per mano con mio marito, mi sentii diversa e fu una sensazione che cambiò per un attimo la mia prospettiva. Ma per diventare davvero consapevole di questa nuova visione del mondo, sono stati necessari tre anni di vita in quel di San Francisco.
Vedere due uomini o due donne che si tengono per mano per strada, è cosa frequente e all'ordine del giorno e aggiungerei: It's not a big deal! sempre per dirlo all'americana.
San Francisco mi ha insegnato a guardare le cose da altri punti di vista... mi ha mostrato famiglie "diverse", che che in realtà diverse non sono. Sono famiglie che incontrano le stesse difficoltà che incontriamo tutti noi come mariti e mogli, come genitori alle prese con l'educazione dei nostri figli, come single. Sono famiglie che frequentano i corsi di musica o yoga insieme ai loro bambini, che passano i pomeriggi al parco, che fanno gite fuori porta nel weekend, esattamente come facciamo noi, coppie eterosessuali. Solo che loro vogliono al loro fianco un compagno o una compagna del loro stesso sesso. Così è!
Non posso fare a meno di pensare alle famiglie riconosciute solitamente come famiglie "normali", con un padre, una madre e dei bambini... ma scusate, sono tutte famiglie normali? Ma che cosa significa poi essere "normali"?
San Francisco mi ha insegnato che la normalità è altrettanto difficile da definirsi e ha confini troppo estesi per essere inquadrata dentro ad una definizione, esattamente come la diversità di cui parlavo all'inizio.
San Francisco mi ha mostrato che la diversità è un concetto troppo astratto e allo stesso tempo estremamente concreto, così concreto che è reale... ed è incarnato in ognuno di noi, indipendentemente dall'orientamento sessuale che ognuno ha.
La diversità riguarda ognuno di noi perché ognuno di noi è diverso in un modo o nell'altro. E forse è proprio questo il bello!
San Francisco mi ha aperto la mente e mi ha mostrato aspetti dell'amore che non avevo mai conosciuto direttamente e anche per questo considero speciale questa città che ha la capacità di accogliere e di offrire a tutti la possibilità di essere ciò che si vuole e anche di apparire per quello che si è.
Questa è la mia bella San Francisco!
Ragionavo in questi giorni sulla diversità e su come io la percepisca in modo differente da quando vivo a San Francisco.
Pensavo che il concetto di "diverso", di per sè, è anche molto difficile da definire... e non posso, né voglio, perdermi nel cercare di darne una definizione che comunque risulterebbe troppo incompleta e comunque imprecisa.
Il fatto è che dopo tre anni di vita a San Francisco, il mio concetto di "diverso" ha evidentemente esteso i suoi confini nella mia mente.
Ciò di cui mi sono resa conto vivendo qui è che quello che in Italia per me era solo teoria, qui è apparsa ai miei occhi come pratica.
Hai voglia a parlare in linea teorica dell'omosessualità e della mia visione a riguardo senza conoscere nessuno che sia un omosessuale dichiarato e basando semplicemente il mio parere sul generale principio di accettazione del prossimo. Credo sia un buon inizio, sì, ma cosa mi è successo quando mi sono trovata ad incontrare, interagire e confrontarmi con coppie omosessuali qui a San Francisco?
Ricordo il primo incontro con i nostri padroni di casa, una coppia di sessantenni, due uomini, che credo stiano insieme da una vita e ora sono pure nonni. Ci chiesero se era un problema che loro fossero omosessuali, e io risposi subito: "No, non lo è!" E poi, per fare la simpatica - e forse anche per interrompere quella sensazione di profondo imbarazzo che quella domanda aveva creato in me - aggiunsi anche una frase del tipo: "Del resto anche nella nostra coppia i ruoli uomo/donna non sono convenzionali: sono io che monto i mobili dell'Ikea e attacco al muro i chiodi!". Loro scoppiarono in una fragorosa risata... e la nostra amicizia cominciò così.
Qui a San Francisco l'omosessualità è una realtà affermata e quotidianamente mi capita di avere a che fare con coppie omosessuali che lo sono di fatto! Ci sono anche le nostre vicine di casa arrivate da poco da Seattle per menzionare la controparte femminile. E poi ci sono le coppie con figli al seguito, che incontro nelle attività quotidiane: ai corsi di yoga prenatale e postnatale c'erano coppie formate da due mamme; al corso di musica ci sono coppie di papà; e al parco spesso mi capita di incontrare sia coppie omosessuali sia lesbiche, sempre con figli.
Tutto questo, qui, è del tutto comune!
Così diventa evidente che a San Francisco una famiglia può essere formata da due uomini, da due donne o da un uomo e da una donna. And it does not matter!
Basta passeggiare sulla via principale del quartiere di Castro per averne una, due, cento prove! E non si tratta solo di coppie giovani ma anche di coppie più attempate.
Fu proprio a Castro che io, come turista eterosessuale per mano con mio marito, mi sentii diversa e fu una sensazione che cambiò per un attimo la mia prospettiva. Ma per diventare davvero consapevole di questa nuova visione del mondo, sono stati necessari tre anni di vita in quel di San Francisco.
Vedere due uomini o due donne che si tengono per mano per strada, è cosa frequente e all'ordine del giorno e aggiungerei: It's not a big deal! sempre per dirlo all'americana.
San Francisco mi ha insegnato a guardare le cose da altri punti di vista... mi ha mostrato famiglie "diverse", che che in realtà diverse non sono. Sono famiglie che incontrano le stesse difficoltà che incontriamo tutti noi come mariti e mogli, come genitori alle prese con l'educazione dei nostri figli, come single. Sono famiglie che frequentano i corsi di musica o yoga insieme ai loro bambini, che passano i pomeriggi al parco, che fanno gite fuori porta nel weekend, esattamente come facciamo noi, coppie eterosessuali. Solo che loro vogliono al loro fianco un compagno o una compagna del loro stesso sesso. Così è!
Non posso fare a meno di pensare alle famiglie riconosciute solitamente come famiglie "normali", con un padre, una madre e dei bambini... ma scusate, sono tutte famiglie normali? Ma che cosa significa poi essere "normali"?
San Francisco mi ha insegnato che la normalità è altrettanto difficile da definirsi e ha confini troppo estesi per essere inquadrata dentro ad una definizione, esattamente come la diversità di cui parlavo all'inizio.
San Francisco mi ha mostrato che la diversità è un concetto troppo astratto e allo stesso tempo estremamente concreto, così concreto che è reale... ed è incarnato in ognuno di noi, indipendentemente dall'orientamento sessuale che ognuno ha.
La diversità riguarda ognuno di noi perché ognuno di noi è diverso in un modo o nell'altro. E forse è proprio questo il bello!
San Francisco mi ha aperto la mente e mi ha mostrato aspetti dell'amore che non avevo mai conosciuto direttamente e anche per questo considero speciale questa città che ha la capacità di accogliere e di offrire a tutti la possibilità di essere ciò che si vuole e anche di apparire per quello che si è.
Questa è la mia bella San Francisco!
Commenti
P.S. È la mia serie preferita ;)