Vacanze in Italia

Sono alla terza settimana in Italia, mancano 6 giorni al rientro a San Francisco e ancora non ho trovato 
il tempo
il modo
la voglia
il coraggio... sì, forse proprio il coraggio 
di mettermi al computer per raccontare che cosa significa per me essere in vacanza, qui in Italia, ora.
Del resto, non è neanche propriamente facile parlare di questo primo ritorno in Patria dopo due anni di assenza, due anni in cui la mia vita è cambiata radicalmente e da ricercatrice universitaria full time sono diventata mamma full time. 
Con questo viaggio porto mio figlio a conoscere il Paese in cui sono nata e cresciuta, la città nella quale ho vissuto fino ai 32 anni prima di decidere di riscrivere la mia vita dall'altra parte del mondo e quelle persone con cui ho interagito in questi anni di vita. 

Non è un viaggio facile da vivere, per la sua intensità, e forse per questo non è nemmeno un viaggio facile da raccontare. 

I primi giorni italiani sono stati un vero putiferio: un susseguirsi infinito di posti, persone e cose... L'atterraggio a Milano dopo un viaggio di 24 ore (dalla Maison Jaune alla casa dei cugini milanesi), la perdita del telefono in un taxi qualunque, la ricerca e il ritrovamento, più che fortunato; la prima notte col fuso orario e i giochi senza fine su un letto che non era il nostro tra le 3 e le 4 am del mattino; poi il consolato americano il giorno dopo per il nostro rinnovo del visto, l'incontro con i primi due nonni padovani e il viaggio in auto con un caldo che sapeva proprio d'estate italiana (e chi se lo ricordava??). 
L'arrivo a Padova, l'incontro con gli altri due nonni in quella che per tanto tempo è stata casa mia. Il disagio iniziale di Teg, dovuto forse alla stanchezza, e la mia delusione profonda nel vederlo "respingere" quei luoghi che a me dicono così tanto. Ma dura poco... e dopo una mezz'ora lui è lì che osserva i miei giochi ormai in disuso che da anni aspettavano di essere ripresi in mano da altre mani piccine e la mia paura che quei luoghi possano non piacergli svanisce e il cuore si fa più leggero.
Il giorno dopo, siamo al matrimonio della mia amica Lorenza. Sono lì sull'altare a testimoniare la sua unione con Diego e Tegolina porta le loro fedi nuziali e sentendo di nuovo quella promessa di matrimonio, la ascolto parola per parola, rinnovando la nostra.  

Tegolina alla festa del matrimonio
BAM. 
Ma allora sono davvero in Italia!
Un ritorno improvviso a tutto ciò che una volta per me era familiare ma che io stessa guardo ora con occhi diversi, cercando di intrattenere anche un punto di vista diverso dal mio, quello di Teg, che per la prima volta incontra questi posti e queste persone... 
Vedere mio figlio interagire con i miei amici di vecchia data è commovente! 
Si sovrappongono così le mie due vite: quella italiana e quella californiana e faccio ancora fatica a mettere a fuoco un'immagine... mi fanno male gli occhi.
E mi rendo anche conto di quanto sia solitaria la nostra vita in California, segnata da qualche amicizia che conta sul serio e da diverse conoscenze. E' essenzialmente una vita a tre la nostra... 
Ora eccoci qui, ripiombati in Italia, in mezzo alla famiglia allargata, dove ritroviamo la forza di quegli affetti filtrati attraverso lo schermo di un computer e quelle persone che per anni hanno aspettato di incontrarci, abbracciarci, parlarci... 

Intenso... non ci sono parole diverse che lo possano definire.

Nelle prime settimane mi sento rimbalzare come una pallina impazzita in tutti gli angoli della città (e dell'Italia) e tutto per non dire di no a nessuno. E in pratica, è successo tutto quello che non volevo succedesse, per me, per Teg, per tutti noi! Abbiamo corso, tanto, troppo.
Ho incontrato parenti e amici. 
C'è stato l'incontro con la mia amica Giada, il nostro rivederci dopo tanto tempo, dopo tanta acqua passata sotto ai ponti e il nostro ritrovarci nella sua auto a parlare fitto fitto, come la pioggia che cadeva dal cielo quel pomeriggio. E il nostro cercarci più volte nei giorni a seguire per sfruttare ogni attimo a nostra disposizione, perché l'amicizia vera ha bisogno anche della quotidianità, lo abbiamo capito, quella quotidianità che la distanza cerca sempre di ammazzare purtroppo.

Poi ci siamo rimessi di nuovo in viaggio, verso Ascoli Piceno, per incontrare un altro pezzetto della famiglia allargata che vive lì. Tegolina incontra per la prima volta i suoi zii e i suoi cuginetti e gioca con loro dal primo istante, come se riconoscesse senza fatica alcuna quel legame di sangue che li lega. 
Anche questi sono giorni intensi, in una casa ricca di giochi, di abbracci e baci, dati pensando sempre che vedo troppo poco questi due nipotini e che la mia vita di zia non è poi così come la immaginavo, perché mi manca la possibilità di fare ciò che una zia vorrebbe fare insieme ai suoi nipoti vicini. 
E il tutto si è chiuso con un rientro a Padova bagnato dalle lacrime per il primo arrivederci detto con grandissima difficoltà. 

Sono seguiti a Padova gli appuntamenti al parco con le compagne dell'università. Io le guardavo muoversi, coi loro bimbi, e mi faceva un certo che, perché io al parco giochi sono anche abituata, ma ciò a cui non sono abituata è un parco in cui si parli italiano e nel quale si interagisca con mamme che io conosco da anni. E' stato strano... speciale!
 
Le giornate padovane sono state tutte organizzate al secondo: mattina lì, pomeriggio di là, pre-cena con uno, cena con un altro, e post-cena con qualcun altro. Eppure, non sono riuscita a vedere o a contattare tutte le persone che avevo in mente di sentire! Con grande rammarico, mi sono dovuta tenere per il prossimo ritorno l'appuntamento per il tramezzino al Duomo con Silvia, la cena nella casa nuova di Alessandra e la visita ai miei parenti in Puglia dove non sono riuscita ad arrivare a causa di una febbre improvvisa di Teg. 
In tutto questo marasma, quello che ha tenuto botta, è stato proprio lui, Tegolina, che è stato proprio spettacolare: non solo ha retto tutto questo stress causato dai continui spostamenti, dai cambi di luogo e di persone, ma ha anche imparato a mettersi a suo agio dopo 5 minuti netti di conoscenza, a dare sfoggio dei suoi sorrisi e a salutare tutti esibendo con orgoglio la sua bella manina, che neanche il papa lo fa così bene...
Davvero speciali sono stati i momenti in cui l'ho visto muoversi in spazi a me noti: la casa dei miei, il parco giochi in cui ho passato tanti dei miei pomeriggi da bambina, la gelateria migliore di Padova (ovvero Da Bepi a Mortise), il negozio della mia parrucchiera di fiducia che c'era già ai tempi della laurea e poi del matrimonio e che è riuscita persino a tagliare i capelli a Teg, che a nessuno lascia questo onore! 
Ma ciò che è risultato particolarmente evidente in questa tappa del viaggio è stata la rapida associazione luogo-ricordo/i: la casa in cui abbiamo vissuto prima e dopo il matrimonio, la farmacia lì sotto, le riviere e le corse lungo il fiume fino a perdere il fiato, l'università in cui ho studiato e lavorato per anni, i ciottoli di quelle strade del centro... 
Pare proprio non ci sia un solo angolo di Padova a cui la mia mente - e il mio cuore - non attribuiscono un'immagine della mia vita passata. E tutti questi ricordi, riafforati all'improvviso, mi hanno fatto bene e male... 
Così nel raccontare a Teg di quei posti, così cari al mio cuore, le lacrime sgorgavano a fiume senza che ci potessi fare niente e improvvisamente mi rendevo conto di quanto mi fossero mancati.

Gli ultimi giorni li trascorriamo in quel di Cervia, tra mare, sole e spiagge di sabbia fina. 
Abbiamo tirato il freno a mano e ci siamo piazzati qui, a farci coccolare dall'estate italiana, dal buon cibo romagnolo e dall'aiuto dei nonni babysitter. E solo qui riesco a cominciare a guardare quest'onda che mi ha investita al mio arrivo in Italia, mi ha tramortita lasciandomi ancora esanime sulla riva. 
Riprendo coscienza ora, per un attimo soltanto, e riesco vagamente ad intravedere l'intensità di questo viaggio che ha portato con sè circa un milione di pensieri, un altro milione di parole e un altro milione di azioni. 
Penso che avrò bisogno di un bel po' di tempo per rielaborare tutto, ma nel frattempo mi godo gli ultimi giorni da qui!  

Cervia, Lungomare


Commenti

Mamma in Oriente ha detto…
Cara Sabina, mi è scesa una lacrima anche a me leggendoti perché hai descritto perfettamente quel turbinio di impegni e soprattutto emozioni da cui veniamo investiti noi expat ad ogni rientro estivo. Nel tuo caso tutto ancora più intenso perché non tornavi da tanto e lo facevi per la prima volta con tuo figlio. È vero, quando si sta tanto senza rientrare, è come se ci si abituasse a vivere senza tanto affetto intorno. Poi, quando all'improvviso ce ne ritroviamo sommersi, non possiamo fare a meno di chiederci come abbiamo fatto a vivere senza. E se la nostra vita all'estero sia veramente così piena e soddisfacente come pensavamo fino a quel momento.
Ti abbraccio e goditi gli ultimi giorni..
Hermione ha detto…
Ho vissuto dieci anni lontano da casa, sempre in Italia, ma a seicento chilometri di distanza. Anche se tornavo nella mia città e dalla mia famiglia molto più spesso di te, capisco bene le sensazioni di cui parli. Quel che mi "feriva" di più, era vedere come la vita delle persone che amavo andasse avanti senza di me (anche la mia ovviamente andava avanti senza di loro), ma mi dispiaceva rendermi conto che c'erano tante cose che succedevano in mia assenza e di cui non ero a conoscenza. All'epoca, poi, non c'erano i social e l'unico modo per tenersi in contatto era la posta o il telefono, per cui era ancora più difficile sentirsi con una certa costanza, almeno con tutti.
Non posso che dirti di fare tesoro di questi giorni e di stringere i denti, la malinconia passerà e resteranno i bei ricordi a darti la forza quando tornerai a San Francisco!
Anna Bernasconi Art ha detto…
Due anni di lontananza, ci credo che è stata una inevitabile corsa, dev'essere stato tutto difficile e meraviglioso allo stesso tempo, avrai il cuore stracarico di emozioni! Sono contenta che siati stati bene, Teg per primo!
Sabina ha detto…
E' proprio vero: la vita va avanti sempre e comunque... Anche per me è strano vedere che le cose cambiano mentre io non sono in Italia ma del resto, questa è l'essenza della vita e forse sarebbe più inquietante se tutto restasse immutato! Forse la cosa brutta consiste nel perdere legami con la realtà che si ha lasciato e questo dipende un po' da quanto impegno ci si mette nei rapporti, da entrambe le parti... e la distanza, si sa, è una gran bella prova!
Sabina ha detto…
Dici proprio bene: difficile e meraviglioso allo stesso tempo! =)
leda ha detto…
Leggo solo adesso, peccato! Sarei stata contenta di portarti a vedere il Popi e a salutarvi. Pazienza sarà al prossimo colpo.. Ciao buon rientro e buone cose. L. M. E.
Unknown ha detto…
Post davvero utile! La grande bellezza! :D
Luciano ha detto…
Non sei più la stessa. Ora vivi in due posti contemporaneamente. Questa è una cosa bella, ti arricchisce. Due culture, due lingue, un confronto continuo. Ma anche sentirsi sempre divisa in due, tagliata a metà, r questo fa male.

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