Patente californiana. Step 2: Pratica
Eravate rimasti alla teoria per la patente californiana, che i due italiani (e mezzo) avevano superato brillantemente lo scorso settembre (leggete qui se vi manca questo racconto!).
Beh, oggi toccava alla pratica...
Foto presa da qui |
Dopo aver consegnato le carte all'interno, siamo usciti nel parcheggio antistante per l'esame vero e proprio. Anche per questo, ve lo devo dire, si era dovuto studiare un po' ieri sera...
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Bisognava poi leggere anche le informazioni utili per il superamento della prova, giusto per capire che cosa ci attendeva. Fortunatamente la motorizzazione ha un sito molto chiaro che spiega esattamente che cosa ci si deve aspettare dalla pratica (se siete curiosi ecco qui il link). Mi è venuto anche da pensare che agli americani non piacciano troppo le sorprese, per lo meno quando si tratta di dover superare una prova...
Il mio esame di oggi è cominciato quando una ragazza dai tratti orientali che indossava grandi occhiali da sole, camicia a fiorellini rosa, pile abbinato color rosa shocking, jeans e un paio di scarpe nere tacco dieci (d'ora in poi chiameremo l'esaminatrice del DMV "la robotica"), si è avvicinata con fare deciso all'auto che avevamo preso a noleggio per l'occasione. La robotica parla come un robot programmato ad uccidere, ecco il perché del suo simpatico soprannome.
Mi chiede di visionare le carte che ho appoggiato sul cruscotto come mi aveva suggerito di fare il responsabile dell'ufficio. Mi fa apporre una firma sulla pagina iniziale di questo foglio su cui segnerà, per tutta la durata dell'esame, le mie riprovevoli mancanze.
Successivamente invita il marito, che mi sedeva accanto, a scendere dall'auto. Lo riconosce, visto che lo aveva esaminato e promosso poco prima. Io a quel punto, per rompere il ghiaccio, aggiungo: "Oggi c'è la famiglia al completo!".
Ma alla robotica non è concesso di sorridere, così la mia battuta cade nel silenzio.
La robotica non ha tempo da perdere e deve piuttosto verificare con me che l'auto, già usata per l'esame del marito, sia ancora (a venti minuti di distanza dal suo esame!) perfettamente funzionante in tutte le sue parti. Dice quindi: "Adesso controlliamo le frecce... destra e sinistra... i fari anteriori e posteriori... il clacson, prego... ora il freno a mano... andiamo con i tergicristalli... le luci di emergenza... Va bene, è tutto a posto".
Tiro un sospiro di sollievo, soprattutto perché non ci sono stati fraintendimenti: lo studio del vocabolario è servito!
A questo punto la robotica mi chiede di fare i segnali fuori dal finestrino, quelli che vanno fatti in caso di sole accecante (ve ne parlavo sempre qui, se ricordate): braccio sinistro verso l'alto per indicare la svolta a destra; braccio in fuori per la svolta a sinistra; braccio rivolto verso il basso per indicare un rallentamento o uno stop in corso. Butto fuori dal finestrino il braccio sinistro e faccio i tre gesti richiesti, ma la robotica non si accontenta e noto che mi sta guardando male, quindi capisco che vuole che glieli spieghi bene ad uno ad uno. Così riparto e li rifaccio spiegandomi meglio.
Mi avvisa che a quel punto sta per salire in macchina. Mi dice di non accenderla prima che lei sia seduta accanto a me. Apre la porta, entra e si accomoda.
Mi spiega che la prima prova consiste nella retromarcia e la cosa non mi coglie impreparata visto che anche il marito aveva cominciato l'esame così. La robotica mi fa pertanto posizionare l'auto tra due righe parallele bianche segnate per terra e via con la retro. Procedo lentamente... ma quando mi dice di fermarmi, mi accorgo di essere andata storta, leggermente storta. Mi si gela il sangue nelle vene ma m'illudo che lei, la robotica, non se ne sia accorta. Questa mossa invece mi costerà in realtà ben 3 errori sul suo libro nero. Argh!
Usciamo dal parcheggio, nessun pedone nel raggio di un miglio, quindi mi immetto nella strada. Siamo on the road. La robotica ed io. Appassionatamente. Mi fa guidare per circa un quarto d'ora per le vie del centro e in questo breve lasso di tempo, succede tutto quello che di più terrificante si possa immaginare per un esame pratico della patente: incrocio donne, vecchi e bambini che mi attraversano la strada; imbranati in seconda fila che vogliono parcheggiare e mi obbligano al cambio improvviso di corsia; messicani alla guida di imponenti camion che non intendono darmi la precedenza perché sono troppo impegnati a parlare al telefono... Ritorno improvvisamente alle paure dei miei 18 anni. Ma chi l'avrebbe detto, all'epoca, che qualche anno più tardi mi sarebbe toccato un altro esame per la patente dall'altra parte del mondo?! E io che credevo di aver chiuso con certe esperienze...
Si susseguono i semafori, gli incroci, gli stop, le precedenze da dare e da ricevere, i cambi di corsie, le svolte a destra e a sinistra. A me viene il mal di testa per quanti giri abbiamo fatto. Ma la robotica non perde un colpo: verifica tutto, controlla tutto, e sempre con aria indifferente in un silenzio che definire tombale sarebbe poco!
Non vola una mosca dentro l'auto, nemmeno quando Tegolina punta il sederino in fuori togliendomi quasi il respiro... Non è una situazione facile, ma tengo duro e cerco di non buttare l'occhio sul foglio che la robotica tiene in mano per segnare gli errori... ma la tentazione è davvero grande. Penso che in questo caso sia meglio non sapere e mi convinco che sto guidando bene, che non devo preoccuparmi, che anzi, la robotica sarà orgogliosa di me e Teg!
A questo punto ho proprio perso il senso dell'orientamento e non so assolutamente dove siamo. La robotica mi dice che devo entrare nel parcheggio della motorizzazione poco più avanti ma l'ingresso, naturalmente, è ostruito: un altro imbranato piazzatosi nel posto sbagliato mi impedisce di entrare e ciò fa sì che io mi prenda una bella strombazzata da un messicano frettoloso dietro di me. Evviva! Lascio l'auto nel parcheggio a pettine e la robotica, con il suo bel foglio in mano, comincia a farmi il resoconto dell'esame: "Ecco, allora... quando siamo partite hai fatto questo errore, poi quando eravamo a quell'incrocio lì avresti dovuto fare questo... agli stop ti devi proprio fermare, non solo rallentare fino quasi ad essere ferma... A quell'incrocio, anch'io avrei fatto lo stesso, ma te lo devo segnare errore perché avevi tu la precedenza e quello col telefono proprio non lo dovevi far passare! Adesso fammi contare gli errori che hai fatto così vediamo se sei passata [...] Sì, sei passata!"
Fortuna che ero seduta: altrimenti penso che sarei stramazzata al suolo.
CE L'ABBIAMO FATTA!
Ora come ora, ho come l'impressione che anche questa volta Tegolina ci abbia messo lo zampino... dite che abbia capito che con l'auto la sua esplorazione della città sarà sicuramente più ad ampio raggio?
Alla prossima (dis-)avventura
Commenti
io quando ho fatto l'esame di pratica non sapevo dove stavano i tergicristalli... non li avevo mai usati e non avevo "studiato" la macchina :-/
Ma te lo hanno segnato come errore?