Patente californiana. Step 1: Teoria

Due italiani (e mezzo) si confrontano con l'esame per la patente in California. Scopo del "gioco": recuperare un documento americano che ci permetta di acquistare un'auto, nel caso in cui Tegolina chiedesse insistentemente di visitare tutti i parchi della città o di andare in spiaggia ogni weekend.
Quattro ore di studio in tutto, penso, tra domenica sera e lunedì, nella notte prima dell'esame. 
Classico libretto per la patente di un centinaio di pagine che sono state cristianamente divise tra i quattro occhi disponibili per accelerare lo studio. Totale di quiz prova: 4, al massimo 5.
Insomma, è evidente che non ci siamo ammazzati di lavoro, anche se vi erano diverse regole nuove da sapere. Sapevate per esempio che per segnalare la svolta a sinistra, in caso di luce accecante, è bene utilizzare il braccio fuori dal finestrino? E quando il semaforo è rosso, potete comunque girare a destra se non vi è nessun segnale nell'incrocio che dica il contrario. E agli incroci con quattro stop, tutti sono tenuti a fermarsi e chi è arrivato per primo, riparte per primo! Le velocità poi sono in miglia, le distanze da tenere, tra auto e marciapiede nei parcheggi ad esempio sono date in pollici e il peso dei mezzi pesanti è dato in libbre. Insomma, diverse cose da tenere a mente.

Non è stato facile, anzi.  Direi che è stata una mattinata assai lunga per noi due italiani (e mezzo). Partiti da casa alle 9, quando siamo arrivati a Daly City che è poco fuori città, ci siamo trovati di fronte una fila lunghissima. Ci saranno state circa un centinaio di persone. 
Loro, però, erano senza appuntamento, mentre noi lo avevamo prenotato online sul sito del DMV (Department of Motor Vehicles)! Quindi supero tutti e mi dirigo verso l'area check-in delle persone con appuntamento.  Aspetto una mezz'oretta prima di ricevere il numero. Quando arriva finalmente il mio turno, arrivo allo sportello, con tutti i miei moduli in mano e scopriamo che manca un documento. A quanto pare, nella nuova regolamentazione per gli stranieri è prevista la consegna di un'altra scartoffia. Peccato che sul sito non fosse indicato! Ci arrabbiamo con la responsabile dell'ufficio ma non c'è niente da fare, nemmeno tenendo conto che si trattava di una novità che non avevano ancora fatto a tempo a segnalare nel sito. Senza quella carta, non se ne fa niente.
Quindi, dobbiamo tornare a casa. 
Appuntamento perso. 
Tornando verso casa cerchiamo di capire che cosa ci conviene fare e decidiamo di ritornare col documento in questione per cercare di chiudere la cosa in mattinata, sperando che lo stress non ci giochi brutti scherzi all'esame di teoria.
Recuperiamo il documento mancante che andava cercato online, compilato e stampato, e ritorniamo a Daly City con quello. 
A quel punto però non abbiamo più un appuntamento che ci dia la precedenza sulla fila, che purtroppo è ancora lunghissima, e ora procede lenta sotto al sole cocente.
Sento che non ce la posso fare. La pancia pesa e stare in piedi sotto al sole per più di un'ora non mi è proprio possibile.
Così pensiamo ad una soluzione furba. 
Superiamo tutti e andiamo dritti allo sportello dove ci era stato assegnato il numero al primo giro con in mano i documenti precompilati. Decidiamo che se qualcuno ci dovesse chiedere qualcosa, diremo la verità: avevamo l'appuntamento ma siamo dovuti tornare a casa per recuperare un documento e ora non vogliamo rifare la fila visto che Tegolina pesa. Ai nostri occhi, sembra una buona giustificazione. 
Ci danno il numero: ha funzionato!
Veniamo chiamati in due sportelli diversi. Io vado per prima. Consegno tutte le scartoffie ad un signore occhialuto che mi prende le impronte digitali almeno 5 volte, mi fa l'esame della vista, in piedi davanti alla sua scrivania facendomi guardare un cartello con le lettere microscopiche appeso in alto alle sue spalle. Alla prova con un occhio solo, scambio una T per una K (per ben due volte). Il signore, che visto lo spessore delle lenti dei suoi occhiali deve provare una certa solidarietà nei miei confronti, mi dice: "Did you mean T, didn't you?" (= intendevi dire T, vero?). Certo che sì! E sorrido, complice.
Poi mi manda in un altro settore dell'ufficio. Faccio la fila aspettando di apporre la mia firma digitale, che poi comparirà sulla patente, e di fare la foto. Mi prendono di nuovo le impronte, firmo, mi apposto davanti ad una tenda azzurra fissata al soffitto e dirigo lo sguardo verso il puntino blu della macchina fotografica, esattamente come mi dicono di fare. Sorrido. Ed è fatta.
Poi mi consegnano il test per la patente: un papiro lunghissimo, che vedete qui a fianco. Lo firmo e mi dirigo verso i banchetti appositi. Sembra di andare a votare: ci sono questi banchetti grigi, uno accanto all'altro, ma divisi da separè dello stesso colore. 
L'esame si fa in piedi. 
La pancia pesa, ma resisto!
36 domande a risposta multipla, 6 errori possibili. 
Leggo le prime domande: panico. Ce ne sono almeno 3 che già non so. Le salto e vado avanti. 
C'è una confusione pazzesca nell'ufficio; la responsabile delle foto per le patenti deve aver ingoiato un megafono prima di uscire stamattina e la sua voce mi perfora le orecchie. Cerco di concentrarmi... ma non è facile. Vado avanti ma vorrei tanto avere avuto con me dei tappi per le orecchie. La lista delle domande sembra infinita e bisogna leggerle attentamente per essere sicuri di averle interpretate bene. Una traduzione errata costa un errore! 
Arrivo comunque alla fine della seconda facciata e poi torno indietro a completare le risposte che mi mancano. Poi, una volta finito, prendo in mano il mio foglio, mi faccio coraggio e mi metto in fila per la correzione. 
La responsabile del DMV scorre il foglio con le mie risposte; ha in mano una penna rossa che segna 1... 2... 3 errori sulla prima facciata. Rabbrividisco seguendo la punta di quella penna che scende, scende, scende e poi passa alla seconda facciata. 
Mi sembra di essere tornata a scuola, quando il professore scorreva l'elenco per l'interrogazione e si soffermava verso il basso dove campeggiava il mio cognome. 
Gocce di sudore sulla fronte nell'attesa del grande responso. 
Mi viene in mente anche l'esame alla scuola guida padovana appena diciottenne: le emozioni sono proprio le stesse. 
E nella seconda facciata, si aggiunge un solo errore. 

Evvivaaaaa! 
Ce l'abbiamo fatta! 
C-e l'-a-b-b-i-a-m-o f-a-t-t-a!

E quanto ho adorato la signora peruviana che mi ha corretto le risposte e mi ha consegnato il corrispettivo del foglio rosa! Non avrei più smesso di scherzare con lei, che quando ha saputo che avevo già la patente in Italia, mi ha detto quanto ama il nostro Paese, che ci è stata a Padova qualche tempo fa e che suo marito è calabrese e che quella volta che è andata a Scalea si è bruciata sotto il sole di giugno! Sentivo il fiato sul collo delle persone dietro di me in attesa del giudizio.
Poi è arrivato il turno del marito. Si è appoggiato al bancone della signora peruviana per seguire la penna che correggeva il suo quiz. Le dita tenevano il conto degli errori: 1, 2, 3... 4. Finiamo con un pareggio! Anche se, dal mio punto di vista, 2 errori sono miei, ma 2 sono di Tegolina! 
Vedremo ora come andrà la prova pratica... aiuto!
Alla prossima

Commenti

Marica ha detto…
bravissimi!!!!

[da noi non c'era nemmeno il separe' e si poteva pure parlare in teoria, poi in pratica tutti ligi al dovere!]
Sempre Mamma ha detto…
Bravissima....il più è fatto, la prova pratica sarà una sciocchezza!!
Call me Bobby ha detto…
Ahahah teglina ti ha fatto sbagliare o ti ha suggerito? Comunque bravi ad entrambi! 😉 Guidare la macchina col cambio automatico è una passeggiata, vai tranquilla! Bacioni
Rosanna ha detto…
bravissimi, poche ore di studio un buon risultato.... ma avete un aiutante speciale davvero!!!!
Io ho sbagliato il test la prima volta che l'ho tentato...un'umiliazione che ancora devo digerire!!! :-) Ma adesso ho la mia bella patente e sfreccio con la nostra VW Jetta per le vie di Columbus...oh quanto mi piace guidare, me ne ero dimenticata!!!
Anonimo ha detto…
Io resisto finchè la macchina non è necessaria, il pensiero di riprendere la patente e rievocare traumi adolescenziali mi terrorizza! Ma la pratica come funziona? bisogna avere una macchina o te la danno loro? (va bene anche se l'affitti?)
Sabina ha detto…
Anche noi abbiamo cercato di resistere e per un anno e mezzo, tra bici e mezzi, ce la siamo cavata più che bene. Ma un'auto ti permette spostamenti più ampi e siamo stanchi di doverla sempre noleggiare!

Per la pratica, bisogna andare all'esame con la propria auto qui in California, ma puoi anche noleggiarla!
Sabina ha detto…
Tegolina si muoveva un sacco durante l'esame... si vede che sentiva l'agitazione della sua mamma! Mi ha distratto un po', ma l'ho perdonato! ;)

So bene che col cambio automatico si va bene: qui, con le salite che ci sono in tutta la città, sarebbe davvero dura la partenza!
Call me Bobby ha detto…
Cara! XD avete fatto quest'esperienza assieme!
mammapiky ha detto…
Bravissimi anche perché non credo sia così facile!
...la regola dello stop? Pensa se ci fosse in Italia!!! Hihihihihi :-)))))))))))))
Unknown ha detto…
Io non ho passato l'esame di guida. Da buon "italiano" sono passato col rosso e altre cosettine da far spaventare l'esaminatrice. Passato la seconda :-)
Sabina ha detto…
Non oso immaginare cossa succederebbe...
Sabina ha detto…
Vedremo che sarà di me! ;)

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