L'attesa premiata

Decidere di far nascere il proprio figlio nel Nuovo Mondo significa doversi inevitabilmente confrontare con il sistema medico sanitario americano. In Italia mi è capitato spesso che mi chiedessero notizie a riguardo: pare che in molti siano interessati a capire se sia meglio questo sistema oppure il nostro. 
I discorsi da fare a questo punto sarebbero davvero tanti, ma come rispondevo a tutti gli italiani che me l'hanno chiesto, direi in sintesi che ci sono pro e contro, come in tutte le cose. 
Certo è che quando ci sei dentro, l'impressione che ne derivi è che il sistema medico americano sia in mano alle assicurazioni private, questo anche a scapito del paziente in molti casi. L'assicurazione, che necessariamente devi avere se non vuoi rischiare di dover fare il mutuo per pagarti il viaggio in ambulanza dopo un incidente (mi hanno raccontato che possono chiederti anche 15,000$!), la paghiamo fior di quattrini ogni mese ed è lei che determina la scelta del medico di base e degli specialisti a cui dobbiamo rivolgerci, l'ospedale a cui dobbiamo fare riferimento, gli esami o le medicine che sono inclusi e per i quali versiamo comunque un obolo di 10$ a volta. E così via...
Soldi, soldi, soldi. Questo è il motore che fa girare la giostra!

Qualche mese fa in ospedale ci è successa però una cosa buffa che vi voglio raccontare. 
Ci hanno convocati per un controllo di routine e ci hanno fatti accomodare in una delle salette utilizzate per le visite, dicendoci che il medico sarebbe arrivato di lì a poco. Abbiamo aspettato una decina di minuti, ma niente. Nel frattempo si parlava del più e del meno e il tempo passava senza che ce ne accorgessimo. Erano passati circa 20 minuti quando hanno bussato alla porta che era socchiusa. Si affaccia all'uscio un'infermiera. Dicendo che il manager dell'ospedale si scusava tanto per il ritardo del medico, che sarebbe arrivato di lì a poco, ci porge questo foglietto verde.
Eccolo qui il nostro bel voucher, un buono prepagato da 10$ da utilizzare alla caffetteria dell'ospedale, nel negozio regali o per la sosta nel parcheggio.
Ci guardiamo increduli tenendo il prezioso foglietto verde tra le mani...
Ora mi chiedo e vi chiedo: sarebbe mai potuta succedere una cosa del genere in Italia in uno dei nostri ospedali? Scusarsi per un ritardo di 20 minuti che da noi rappresentano la più comune routine? Ripenso inevitabilmente alle ore infinite passate al pronto soccorso in attesa di essere presi in considerazione... 
Questo insomma è uno dei pro che abbiamo riscontrato. Magra consolazione? Almeno ci è sembrato che dietro a queste scuse, concretizzatesi in questo buono, ci fosse un po' più di rispetto per il tempo altrui (se non la volontà di trattenerci come clienti dell'azienda!)
Alla prossima

 

Commenti

Unknown ha detto…
Credo che lí siano un po'obbligati nel senso che qui da noi (a meno di non andare in figherrima clinica privata) sei un cliente e non un paziente!
Non so poi alla fine quale metodo funziona di più…probabilmente ad avere una buona copertura ci sono piu'vantaggi, che non ad avvalersi della "mutua", questo per quanto riguarda il singolo…ovvio che tutto cambia se si amplia il discorso a livello sociale
Anonimo ha detto…
Qualche tempo fa lessi una lettera al giornoale di La Repubblica in cui una persona raccontava di un incidente avvenuto in Canada e all'arrivo in ospedale gli chiesero la carta di credito. In California e nel resto degli States non credo sia diverso. Se non hai l'assicurazione sanitaria è tutto salatissssssimo.
MaryA ha detto…
Senza innescare inutili polemiche peraltro già ampiamente dibattute in altri blog, la perfetta osservazione che fai la trovo precisa e veritiera. Al di là dei grandi interessi economici che ruotano intorno alla Sanità americana, trovo un grande segno di rispetto (RISPETTO, badate bene) per il tempo altrui, come fai notare tu, attraverso il semplice gesto di chiederti scusa attraverso un voucher. Proprio un'altro pianeta! Impensabile per i nostri geni della medicina che ti tengono ore in sale di attesa senza un minimo di spiegazioni.
In bocca al lupo per tutto.
M.A.
Silvia Pareschi ha detto…
Proviamo a vedere quanto rispetto c'è per chi non ha i soldi per pagare?

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