Ma come ho fatto a vivere senza? #9

E siamo arrivati al 9! 
Dopo il mostro peloso, penso che possiamo anche passare ad altro. La notizia del giorno è che sono stata - trascinata - alla mia prima lezione di yoga qui a San Francisco, ed è stato pazzesco! 
Per rimanere quindi in tema yoga, vi presento un oggetto che proprio non potete non avere, se avete intenzione di iscrivervi al corso. 
Sappiate innanzitutto che, per la lezione, vi servirà un tappetino. 
Qui a San Francisco tutti quelli che fanno yoga - e sono davvero tantissimi perchè è molto in voga - girano per la città con pantaloncini corti, scarpe da ginnastica e materassimo a tracolla. Com'è possibile? 
Ecco qui. 
Vendono appunto delle tracolle che si agganciano al tappetino e così magicamente questo può essere trasportato con maggiore facilità.
Non vi dirò che il mio tappetino è verde e tigrato, di plastica pura puzzolente - tanto è che è stato ficcato nell'unico sgabuzzino fornito di finestra della Maison Jaune, ovvero lo studiolo musicante del marito - e pesa un accidenti.
Qui tutti hanno invece tappetini ultra-leggeri, ultra-ecologici, ultra-traspiranti, ultra-soffici. 
Abbiamo più che altro guardato al risparmio per cominciare e la plastica puzzolente, verde tigrata, costava meno, chissà come mai!
Solo quando diventerò bravissima, potrò permettermi di avere un materassino ultra-professionale
Ad ogni modo, di queste tracolle che ne sono di diversi tipi. Ne ho rintracciata una particolare che ci tengo a mostrarvi.
Credo che qui in città questa versione un po' hippie riscuoterebbe grande successo. 
Non la trovate adorabile? Con tutti questi bei fiorelloni? 
Potrei anche ingegnarmi e cercare di riprodurla. Tutto questo, sempre quando sarò diventata ultra-bravissima. 
Oggi a lezione credo saremmo stati una sessantina in tutto. La sala era stretta e lunga e sulla parete principale era dipinto un bell'elefantone rosa, ovvero il dio induista Ganesha. Delle candeline accese creavano proprio una bella atmosfera, rilassante e accogliente. Abbiamo steso i tappetini e io mi sono infilata tra i tappetini ultra-leggeri, ultra-ecologici, ultra-traspiranti, ultra-soffici di una ragazza incinta, che ha continuato ad andare su e giù dal bagno per tutta la lezione, poverina, e una ragazza dai tratti orientali che era più che altro una macchina da guerra-yoga. 
Inizia la lezione e la maestra chiede se qualcuno ha dei problemi fisici. Penso che non posso dirle che sono un rottame e non faccio sport da troppi mesi, quindi taccio, sperando che nessuno si accorga di me e della mia inettitudine
E si comincia. Non vi annoierò con i dettagli, ma per darvi un'idea della cosa, vi dico che abbiamo fatto cose del genere...
Pare facile eh?
Beh, sappiate che non lo è, soprattutto se in questa posizione ci devi rimanere per cinque infiniti minuti. 
Ad un certo punto, dovevamo fare anche questa mossa, con il ginocchio sollevato e la schiena in torsione. Non vi dirò quanto difficile era riuscire ad acchiappare il mio ginocchio in fuga.
E purtroppo, prima di fuggire, il mio ginocchio mi ha guardata dritto in faccia e mi ha urlato: "Tu sei impazzita! Io certe cose non le faccio!". 
Hai voglia a spiegargli che tutti gli altri ce la stavano facendo.
Ad ogni modo, io posso e voglio ritenermi soddisfatta: la mia bella figura l'ho fatta con le mosse che lo yoga ha in comune col pilates. Mi riecheggiavano nella mente le parole del mio istruttore padovano che sarebbe orgoglioso di me.
E poi, volete sapere una cosa? Sono soddisfatta, perchè avrei anche potuto dare ascolto alla mia coscienza, raccogliere il mio materassino verde e pure tigrato, salutare tutti e andare al bar accanto.

E invece NON l'ho fatto! 
Mi chiedo solo una cosa adesso: ma alla fine del corso, saprò fare certe acrobazie???
Alla prossima,
Sabina

          

Commenti

Rosanna ha detto…
Ricordo a tracolla la borsa per portare il treppiede per la macchina fotografica. Che bel racconto divertente della tua "prima" lezione. Ma mi raccomando quando arriverai a fare le acrobazie di qui sopra, vogliamo essere
spettatori in prima fila!

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