Realizzare un sogno...
La settimana scorsa mi trovavo alla stazione di Palo Alto. Stavo acquistando i biglietti del Caltrain, il treno che collega Palo Alto - dove si trova il campus della Stanford University - a San Francisco. Reggevo Peggy con una mano (ovviamente su ogni treno ci sono più vagoni pensati per i viaggiatori con biciclette al seguito!), procedendo con l'acquisto del biglietto alle macchinette apposite. Classico momento dal sapore circense con le braccia della dea Kali che si muovono a mo' di polipo impazzito per non fare cadere nulla! Alle mie spalle, in un momento così drammatico, sento un brulichio di voci bambinesche. Conquistato il biglietto, mi giro a vedere di che si tratta.
Due girls scout con fascia verde addosso mostrano sorridenti e orgogliose il loro banchetto pieno zeppo di biscotti.
Mi lascio intenerire dal loro entusiasmo e dalle loro faccette felici per l'importante impegno pomeridiano e mi avvicino pensando: "E del resto, quando è che mi ricapita di poter acquistare i biscotti delle girls scout americane??".
Mi sembra di realizzare un piccolo sogno comprando loro quei biscotti, come ho sempre visto fare solo nei film. E poi mi dico: "Ed è anche per una buona causa: guardale qui queste bambine senza clienti!".
Chiedo che tipo di biscotti ci siano e loro partono come saette in un americano perfetto che mi fa tanta invidia. La prima mi spiega le prime due tipologie di biscotti con una cura del dettaglio davvero ammirevole, poi si interrompe arrivata alla terza scatola per fare proseguire la sua compagna di avventura. "Fantastiche!" - mi dico - "E che organizzazione! In pieno spirito americano!".
Mi fermo alla scatola verde. Quando hanno detto "Thin mints" nella mente è risuonato il gong: i biscotti al cioccolato ricoperti di glassa al cioccolato con la menta fanno proprio al caso nostro!
Do loro i soldini, le ringrazio, le saluto e mi allontano soddisfatta per aver contribuito alla crescita del sistema scout americano!
Ma sono talmente contenta ed entusiasta del mio acquisto che non riesco a controllare la gioia. Così mi rivolgo nuovamente a loro dicendo: "Oh, thanks girls! You know, I come from Italy..." (= Grazie ragazze! Sapete, io arrivo dall'Italia...). Sarebbe seguita una frase del tipo: "Da noi difficilmente si trovano i banchetti delle girls scout per strada e io li avevo visti solo nei film, quindi grazie, grazie ancora!".
Non faccio a tempo a concludere la mia frase perchè al mio "Arrivo dall'Italia..." segue l'esclamazione stupita della mamma che, in italiano e con un accento piemontese schietto, mi dice: "Ma dai! Vieni anche tu dall'Italia?!!".
Rimango di sasso.
"Ma come? (e lo penso alla Fantozzi) Ho appena comprato i biscotti americani dalle girls scout americane e adesso viene fuori che non c'è niente di americano in tutto questo???". Cerco di non mostrare proprio tutta la mia grande delusione e continuo la discussione con la mamma per scoprire se almeno una delle due bambine è nata negli Stati Uniti per giustificare quella spesa di 4$ sonanti! La signora mi dice che sua figlia è per metà italiana e per metà americana. Invidia ripetuta per il suo americano perfetto! L'amica invece è americana. "Almeno una!" penso. E poi mi viene da ridere.
Ma dico: possibile che non si riesca a liberarsi di questi italiani? Devono proprio sbucare in ogni dove quando meno te l'aspetti???
Alla prossima,
Sabina
P.s.: se volete ridere, consiglio la lettura delle scritte bianche e gialle sui due lati della scatola dei biscotti...
"Oh what a girl can do!"
Commenti
e piacere, io sono Greta: avventuriera a Milwaukee.
Ma hai mai letto come funziona il sistema scout americano? Completamente differente da quello italiano! Da quando mi sono informata, mi piace un po' meno!