Allo Yosemite con gli americani

Non ho mai amato molto i viaggi di gruppo forse perchè quei pochi viaggi che ho fatto con altre persone non sono andati esattamente come mi aspettavo... emergevano in fretta i caratteri delle persone, nudi e crudi, e la lotta per cercare di mettersi d'accordo su pranzi/cene/mete giornaliere è sempre stata sfibrante per me che in vacanza non ne volevo proprio sapere di lotte intestine!
Tuttavia in questo ritorno allo Yosemite Park, ho voluto mettere da parte tutti questi pensieri negativi sui viaggi di gruppo per il semplice piacere di incontrare persone nuove in un luogo splendido com'è lo Yosemite. 
E così, sono partita insieme alla mia famiglia, pronta ad affrontare questi 4 giorni nel weekend lungo del Presidents' Day con questo gruppo di 20 americani. 
Come vi dicevo, sono stati presi in affitto due cottage nella parte meridionale del parco: di uno hanno preso possesso le coppie senza figli, mentre nell'altro hanno alloggiato le famiglie con prole al seguito. 
Ogni famiglia si è fatta carico di una colazione o di una cena e la cosa ha funzionato benissimo: c'è stata una colazione statunitense-messicana indimenticabile, un'altra colazione tutta americana ricca di uova e avocado, una cena giapponese speciale a base di Tan Tan Ramen... e poi... e poi c'è stata la cena italiana la sera di San Valentino. Menù semplice (visto che cucinavo per la prima volta per 20 persone): pasta al pomodoro e basilico; peperoni al forno e ripieni di mozzarella, olive nere e capperi, con contorno di cavolfiori; ah, quasi dimenticavo: strudel di mele per chiudere in bellezza! Il tutto, accompagnato da un bel vinello bianco trevigiano trovato per caso apposta in uno degli ipermercati di San Francisco. 
Allora, diciamo subito che la cena ha riscosso grande successo! 
Simpatici i commenti degli americani: 
1. "Ho provato milioni di volte a preparare una pasta come questa: ma com'è che a voi italiani la pasta viene così buona?" (e io che nel frattempo pensavo: mai provato a non rovesciare direttamente sulla pasta un sugo pronto-finto-italiano di una marca americana scadente?)
2. "Ma quante pietanze che ci sono!" (eh, suvvia: manco fossimo ad un matrimonio in Puglia!)
Ma la cosa più divertente è successa poco prima della cena. 
Sui fornelli c'erano da un lato la pastasciutta in cottura e dall'altro un pentolino che conteneva i resti della pastina in brodo della cena di Tegolina. 
Si avvicina la prima americana e chiede: "Che cos'è questo?" Dico che è il brodo del bambino e lei dice: "Ah, bene" e se ne versa un po' in una tazza. 
Poi si avvicina la seconda americana e chiede: "Che cos'è questo?". Io, incredula, dico per la seconda volta che è il brodo del bambino e questa mi risponde: "Cool!" e pure lei si prende una tazza e se ne versa un po'. 
Non ci potevo credere... hei, ma il bis di primi non era previsto!
Questo anche per dire che usi e costumi tra italiani e americani sono decisamente diversi e in un viaggio come questo i modi di fare differenti si incontrano (e si scontrano). Ho apprezzato per esempio le colazioni e le cene in cui tutto era a disposizione di tutti e ognuno poteva prendersi ciò che voleva: non c'era nessuno che serviva nessuno e molti mangiavano adagiati sul divano o anche in piedi; mi sono piaciute le giornate indipendenti in cui ogni famiglia o coppia stava per conto suo e poteva scegliere la propria passeggiata senza dover rendere conto a nessuno e senza la necessità di fare per forza tutto insieme; mi è piaciuto il riordino finale della casa in cui tutti (uomini, donne e bambini) si sono dati da fare per rimettere il cottage a nuovo prima della partenza
Forse l'aspetto con cui, ancora una volta, ho fatto più fatica è stato quello relativo alla socializzazione. 
Sarà che io di mio ci metto un po' a mettermi a mio agio tra sconosciuti, sarà che questo era un gruppo già affiatato di amici e che noi eravamo "gli intrusi" di turno, sarà che la distanza culturale si sente e pur scherzandoci sopra rimane viva... fatto sta che ci ho messo un po' a prendermi e, come al solito, è dovuta arrivare l'ultima sera, quella prima della partenza, prima che le chiacchierate si facessero lunghe davanti al camino. 

Yosemite National Park, Cottage in The Redwoods
Una cosa che continua pero' a stranirmi molto degli americani che ho incontrato (e non solo in questa occasione) è questa: puoi passarci una notte intera a parlare, raccontando di te e delle tue storie più sentite... ma al mattino dopo, i rapporti torneranno ad essere freddi, anzi gelidi come agli inizi, come se nulla fosse mai successo, come se quella vicinanza d'animo nella notte non ci fosse mai stata. Si riparte da zero. L'impressione è che i rapporti non si sviluppino mai... quasi non si riuscisse a costruirsi un passato. 
Lo trovo a tratti frustrante e mi è successo quasi sempre con gli americani che ho incontrato qui in California. Possibile che non si riesca ad approfondire i rapporti? Sono convinta che semplicemente si tratti di un modo diverso di intendere l'amicizia, un modo forse basato più sul presente che sul passato... ma magari mi sbaglio e magari sono io ad aver incontrato degli americani sui generis
Ma allora ditemi: qual è la vostra esperienza con l'amicizia all'estero?

Commenti

Sempre Mamma ha detto…
Che bello il cottage, molto caratteristico.
Ma se ci si è lasciati andare a confidenze di fronte ad un fuoco, come ci si può dimostrare freddi? Mah, siamo proprio fatti in modo diverso, cresciuti in modo diverso.
Come ti capisco! Mi e' successo anche questa settimana...ho passato tutta la pausa pranzo e oltre a parlare con una ragazza, di forma fisica, dieta, lavoro, break down nervosi...mi ha detto in che palestra va e a fare cosa, invitandomi ad andare con lei...poi la mattina dopo la trovo in ascensore, le faccio un mega sorriso con salutone...e lei? Come se quasi non sapesse dove mi ha visto e quando!
Anonimo ha detto…
Che bello immaginare quei pasti insieme! Cosa c'era nella colazione messicano-americana??
Mamma in Oriente ha detto…
Devo ammettere che le uniche amicizie più profonde qui sono con persone italiane. Con i Thai impossibile andare oltre ai saluti per quella che è la mia esperienza. Anche con le mamme dei compagni dei miei figli non sono riuscita a creare nessun rapporto. Anche durante gli eventi scolastici tendono a stare sempre fra di loro. Con gli altri expat meglio che con i Thai però è vero che noto molte differenze nel loro modo di fare. Sicuramente si fanno meno problemi di me. Si aggregano senza problemi autoinvitandosi, non ritengono necessario rispondere ad una mail e disdicono senza problemi un appuntamento all'ultimo minuto. Insomma un po' faticoso per me!
Sabina ha detto…
Sì, come si diceva sulla mia pagina facebook, gli americani sono più abituati di noi a muoversi molto sin da giovanissimi, quindi forse questa può già essere una spiegazione...
Noi italiani invece siamo veri esseri stanziali e forse per questo coltiviamo amicizie decennali? Questo parlando in generale ovviamente... le eccezioni ci sono sempre!!
Sabina ha detto…
Tutto questo è pazzesco! Praticamente è successa anche a me la stessa cosa: rimasti su fino a tarda notte a parlare e al mattino, incrociandomi, manco mi ha salutata! Ho temuto per un attimo di aver parlato con qualcun altro quella sera... ma no, era proprio lei.
Sabina ha detto…
Uhh, te la devo proprio dire questa ricetta: tortillas di mais tutte sistemate nella teglia per i muffin e riempite con fagioli neri, cipolla, queso, avocado e un uovo, e poi cotte nel forno.
Vengono dei cestini bellissimi e davvero buoni!!
Sabina ha detto…
Ma questi expat sono europei?
Luciano ha detto…
Devo dire che anche per me il fatto di muovermi molto mi ha portato a legarmi poco. Ho cambiato tante città e me ne sono andato da quasi tutte sbattendo la porta. In molte non sono più tornato e ho mantenuto pochi rapporti. Però un conto è mantenere in vita i rapporti a distanza, un altro è fare dei passi indietro quando si ha occasione di vedersi tutti i giorni.

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