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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

Ritorno allo Yosemite: impressioni di un viaggio

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E fu così che partimmo diretti verso lo Yosemite National Park.  Le 4 ore e mezza d'auto diventarono presto 8 con un paio di soste di sopravvivenza previste anche per far sgranchire un po' le gambe a noi e a Tegolina, che di stare seduto troppo a lungo non ne vuole più sapere da quando cammina. Fuori dalla statale, molti centri commerciali e qualche paesino sorto lungo la strada principale, ma per il resto, il nulla... Le distanze della California mi impressionano ancora tanto: si può davvero guidare per ore immersi nella natura, su strade che sembrano tappeti stesi al sole. Il paesaggio da San Francisco allo Yosemite cambia moltissimo e, una volta lasciatosi alle spalle l'oceano e con esso, a seguire, queste distese verdeggianti ricoperte di fiori bianchi e arancioni, ci siamo ritrovati all'ingresso del parco. Montagne imponenti e boschi fitti di alberi alti, anzi altissimi. Strano vedere i segnali stradali per la neve lungo la strada, quando di neve quest'ann

Ritorno allo Yosemite

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La natura californiana è incredibile: imponente, maestosa e terribilmente meravigliosa e, visto che lunedì prossimo qui sarà festa, per il Presidents' Day, noi ne approfittiamo per tornare a goderci le montagne dello Yosemite National Park.  Si parteeeeeeeeee  Yosemite Valley da Tourists360.com Se ben ricordate due anni fa, nella prima estate trascorsa in California dopo il nostro trasferimento a San Francisco, passammo qualche giorno di vacanza allo Yosemite insieme ad alcuni amici di vecchia data, ritrovati in questa parte di mondo, e ad altre new entries di origine tedesca e italiana. Era agosto e per assurdo trovammo più caldo lì, a 2000m di altezza, piuttosto che a San Francisco dove, si sa, d'estate fa freddo e c'è la nebbia.  Lo Yosemite è uno dei parchi nazionali più favolosi della California e dista circa 4 ore e mezza d'auto da San Francisco. Ricordo con sincero affetto quella camminata verso la cima dell' Half Dome e soprattutto la parte della

Voci italiane a San Francisco # 4

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Eccoci arrivati al nostro classico appuntamento con la rubrica mensile "Voci italiane a San Francisco" .  In questa quarta puntata vi presenterò uno scienziato che tre anni fa ha lasciato l'Italia per cominciare una nuova vita qui a San Francisco. Dice di non volersi riconoscere con quei cervelli in fuga di cui tanto si parla, più che altro perché non sente questa avventura come una vera e propria fuga dal Bel Paese quanto piuttosto come l'occasione che ha cercato per mettersi in gioco in una realtà internazionale di alto livello.  Non mi dilungo ulteriormente e lascio a lui la parola. Ti va di presentati brevemente? Leonardo, 34, sposato, 1 figlio; mi alleno a fare lo scienziato (faccio il post-doc all'Universita' di San Francisco, UCSF); sono venuto a San Francisco 3 anni fa da Padova, dove sono nato e cresciuto, dove ho giocato a pallavolo da professionista per 10 anni, e dove mi sono laureato e fatto le ossa in laboratorio con un dottorato in biologia

Una cioccolata calda a San Francisco

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D'inverno, si sa, la cioccolata in tazza scalda il cuore. Se poi ci si aggiunge sopra pure un po' di panna montata... anche gli animi più tristi possono ritrovare il buonumore!  Peccato pero' che qui a San Francisco non sia poi così facile trovare una cioccolata come ce l'ho mente io: densa e scura, che sappia di cacao.  dishmaps.com Pare purtroppo che agli americani faccia gola piuttosto una cioccolata liquida che può essere avvicinata più che altro al nostro latte con zucchero e cacao. Ci possono buttare dentro dei marshmallows , quei dolcetti bianchi, soffici come nuvole che d'estate, sempre gli americani, amano tenere sulla punta di uno spiedo e arrostire davanti al fuoco in campeggio.  Dopo anni di ricerche affannose, finalmente, abbiamo scovato in città una cioccolateria degna di questo nome nella quale si è potuto ritrovare il gusto pieno di un'ottima cioccolata calda in tazza, densa, fumante e gustosa e capace di lasciare in bocca un indelebile s

Rivoluzione alla Maison Jaune

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Si sa, gli americani si muovono, non sono mica stanziali come noi italiani: vivono nella stessa città per un po', poi trovano lavoro altrove e i migrano verso altri lidi. Mica sempre, eh... ma sicuramente più spesso degli italiani!  E proprio per questo motivo ora, noi che viviamo da quasi tre anni al primo piano della Maison Jaune , siamo secondi (in termini di durata della nostra permanenza in questa casa) solo ad un'altra inquilina.  Tempo fa vi dicevo dei sei appartamenti e dei loro abitanti : degli indianini che se ne stavano per andare perché avevano comprato casa, del vicino-senza-pietà che, trovandomi con due borse della spesa rotte, seppe semplicemente dire "Oh my God" prima di correre via col suo cane, e del vicino-angelo-venuto-dal-cielo che invece mi sapeva sempre offrire il suo aiuto, anche nelle situazioni più estreme. Beh, ora alla Maison Jaune tutto è cambiato.  Gli indianini se ne sono andati davvero e non sappiamo dove siano andati a finire.