Chapters by Sonny & The Sunsets

Di capitoli si parla questa volta, con la quarta canzone che vi presento, che fa parte di un recente album di Sonny & The Sunset uscito nel 2010 e intitolato Tomorrow is alright. Un gruppo giovane nato nel 2009, a capo del quale vi è Sonny Smith che bazzica a San Francisco dal 2006 pur non essendo originario di qui. 
La canzone mi piace, la potrei definire... briosa. E si ascolta volentieri.
 
Se avete apprezzato Sonny & The Sunsets e volete ascoltare altre canzoni, ecco qui il link relativo alla loro discografia, con alcuni pezzi disponibili per l'ascolto. 

Il titolo del brano mi ha fatto pensare che di capitoli nella vita ce ne sono tanti. Si tratta di capitoli ancora da scrivere, o di capitoli pronti ad essere chiusi. Ma non voglio parlarvi di questo oggi. 
Mi sono ricordata di quando, da bambina, immaginavo il momento in cui mi sarei presentata di fronte a Dio, dopo la morte, e ve lo voglio raccontare, perchè sempre di capitoli si parla. 
Immaginavo la classica scenetta in cielo, con tante nuvole bianche attorno, e Dio con un lungo abito candido e una ancor più lunga barba bianca. Io, con la mia bella tunichetta, mi avvicinavo a lui pronta al giudizio. Lui se ne stava dietro ad un bancone alto e davanti teneva un libro gigante aperto. Al mio arrivo cercava il capitolo relativo alla mia vita. Sfogliava il libro, pagina dopo pagina, e sul suo volto leggevo di volta in volta un discreto compiacimento - per le mie buone azioni, pensavo - poi delusione - per le mie cattive azioni, pensavo; poi un rapido cenno di ammirazione - per le mie prodezze, pensavo. Scorreva quelle pagine lentamente per capire da che parte mi doveva mandare, e io me ne stavo lì sotto a quel banco così alto, in silenzio, in attesa di un suo gesto o delle sue parole. 
Quando poi si sono cominciate ad usare le videocassette, ho iniziato a ripensare alla stessa scena con alcune lievi variazioni. Credevo che a quel punto Dio avrebbe fatto decisamente prima a rivedersi le immagini salienti della mia vita in tv con una videocassetta da infilare nel videoregistratore al mio arrivo. Così immaginavo lo stesso setting: cielo, tante nuvole bianche attorno, e Dio con un lungo abito bianco e una ancor più lunga barba. Io, con la mia bella tunichetta mi avvicinavo a lui pronta per il giudizio. Lui prendeva il telecomando e accendeva la tv e il videoregistratore. Poi cercava tra le tante videocassette la mia, facendo riferimento ad un registro, e una volta trovata, la infilava nel videoregistratore e insieme la scorrevamo alla ricerca dei capitoli salienti.  Con lo sguardo rivolto verso il televisore però non riuscivo a vedere le sue espressioni. Ma in compenso, mi godevo lo spettacolo, rivivendo tutte le emozioni provate: gioia, eccitazione, tristezza, paura, felicità pura. E risentivo le voci di tutte le persone che erano state parte della mia vita, le rivedevo, le riabbracciavo tutte, cosa che mi pareva alquanto bella. Risentivo il loro affetto e mi piaceva. Così la paura del giudizio svaniva del tutto.
Non ho ancora fatto il passo successivo sebbene ormai di videocassette e di videoregistratori ce ne siano pochi in giro. Dio potrebbe forse usare un lettore dvd e vedere la mia vita su una sottile tv al plasma fissata ad una nuvola. Oppure potrebbe usare un proiettore e mostrarmi la mia vita proiettata su una nuvola particolarmente liscia. Oppure magari, per fare prima, ed evitare di tenere sempre a disposizione dvd, lettori e proiettori, potrebbe prendere il suo i-pad divino e mostrarmi solo i guai che ho combinato. Penso quindi, inevitabilmente, all'epica rincorsa dell'anguria lungo la discesa del parcheggio del residence di Marilleva insieme a mia cugina Chiara e vedo il nonno Giovanni che raccoglie i pezzi dell'anguria da sotto il palo di cemento sul quale si è schiantata, dicendo "Beh, dai: così è già tagliata a pezzi". Grande nonno! 
E sono certa che anche Dio se le farebbe due risate con questa scenetta.
Alla prossima divagazione,
Sabina   
 

Commenti

Rosanna ha detto…
L'anguria e il grande nonno mi hanno ricordato mio papà, anche lui grande nonno. Ci raccontava che da ragazzo, con i suoi amici, nella Padova del 1932, andando alla Rari Nantes, trovava per strada i carretti con le angurie. Mentre uno distraeva il venditore gli altri buittavano in canale un'anguria e poi tutti si tuffavano e raggiungevano la Rari Nantes a nuoto trascinando a turno l'anguria, tra le grida un po' arrabbiate un po' divertite del carrettiere. E nel raccontarlo rideva e ridevamo tantissimo!
Maddalena ha detto…
secondo me controlla i tuoi status su FB!
Sabina ha detto…
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Sabina ha detto…
Questa storia non me la ricordavo proprio!
Devo dire che mi fa un certo che pensare di nuotare nel canale però erano altri tempi e magari l'acqua era un po' più limpida di oggi! Grande nonno Bruno!

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