Che fai? Porto a spasso i bambini
Non è la prima volta che mi capita di vedere dei bambini che passeggiano per San Francisco con le loro maestre giovanissime
al seguito. Solitamente girano con una lunga corda rigida, credo di plastica, che comprende varie circonferenze nella sua lunghezza. Penso possiate riuscire a intravederle nella foto sopra tra il bambino con la felpa verde in seconda fila e quello con la felpa grigia in terza. I bambini afferrano questi piccoli cerchi procedendo in
una fila ordinata e composta che attraversa la città.
Credo di essermi sorpresa proprio per la tranquillità con cui questi nanetti - mi si voglia passare il termine sinceramente affettuoso con cui chiamo spesso anche i miei dolci nipotini - attraversano la metropoli senza battere ciglio. Cioè, si guardano attorno curiosi ma senza fare confusione, parlottando tra di loro in un tenerissimo americano che farebbe cadere ai loro piedi anche l'uomo più freddo al mondo, ridendo e scherzando, come tutti i bambini fanno. Non sembrano temere il traffico di questa metropoli o i grattacieli che incombono sulle loro testoline, e così si godono beati il loro cammino assolato. Non urlano, non strepitano, non si prendono per i capelli, non tirano la corda e non la usano come strumento di tortura contro gli altri compagni. Semplicemente la usano per proseguire ordinatamente. E questo mi stupisce ogni volta che incrocio una piccola truppa di nanetti. Rimangono ancorati a quella struttura in plastica che li guida nella passeggiata quasi come se questa rappresentasse davvero un'àncora di salvezza nella loro perigliosa navigazione. Guardarli mette tranquillità.
La prima volta che li ho visti mi trovavo al Rincon Park dove è stata scattata la foto. Il parco è situato nella zona dell'Embarcadero, un quartiere di San Francisco che si sviluppa tra il famoso Pier 39, dove se ne stanno i leoni marini spaparanzati al sole, e il porto. Stavo leggendo il mio adorato Zafón e ho sentito le loro risatine da lontano, quindi ho alzato la testa incuriosita. Erano così belli da guardare che sono rimasta lì impalata per un po' prima di realizzare che mi sarebbe piaciuto fotografarli per immortalare quel piacevole ricordo.
Poi, pensandoci un po', dopo che si erano allontanati, ho cercato di immaginare la stessa scena in Italia con bambini della stessa età o anche più grandi. Non so bene perchè, ma mi sono venute in mente solo delle file ululanti e in moto perpetuo frenate in parte dalle maestre, anch'esse ulutanti per placare gli animi imbizzarriti. Mi sono immaginata dei bambini alle prese con quella corda di plastica che credo diventerebbe un bellissimo gioco con cui fare impazzire gli altri compagni e, di conseguenza, pure le maestre. Mi sono venute in mente quindi le urla delle mie maestre delle elementari "IN FILA PER DUEEEEEEE" all'uscita dalla scuola, mentre noi nel frattempo continuavamo a spingerci l'un l'altro, a urlare e a ridere tanto da non sentire nemmeno che cosa ci stava dicendo la maestra a squarcia gola. E mi sono sinceramente rammaricata per quelle povere donne che si sgolavano per farci stare fermi. Mi sono chiesta come sia possibile che questi bambini americani siano così educati e... come dire... cheti, per lo meno in apparenza, in spazi ampi che potrebbero metterli in fibrillazione.
Credo di essermi sorpresa proprio per la tranquillità con cui questi nanetti - mi si voglia passare il termine sinceramente affettuoso con cui chiamo spesso anche i miei dolci nipotini - attraversano la metropoli senza battere ciglio. Cioè, si guardano attorno curiosi ma senza fare confusione, parlottando tra di loro in un tenerissimo americano che farebbe cadere ai loro piedi anche l'uomo più freddo al mondo, ridendo e scherzando, come tutti i bambini fanno. Non sembrano temere il traffico di questa metropoli o i grattacieli che incombono sulle loro testoline, e così si godono beati il loro cammino assolato. Non urlano, non strepitano, non si prendono per i capelli, non tirano la corda e non la usano come strumento di tortura contro gli altri compagni. Semplicemente la usano per proseguire ordinatamente. E questo mi stupisce ogni volta che incrocio una piccola truppa di nanetti. Rimangono ancorati a quella struttura in plastica che li guida nella passeggiata quasi come se questa rappresentasse davvero un'àncora di salvezza nella loro perigliosa navigazione. Guardarli mette tranquillità.
La prima volta che li ho visti mi trovavo al Rincon Park dove è stata scattata la foto. Il parco è situato nella zona dell'Embarcadero, un quartiere di San Francisco che si sviluppa tra il famoso Pier 39, dove se ne stanno i leoni marini spaparanzati al sole, e il porto. Stavo leggendo il mio adorato Zafón e ho sentito le loro risatine da lontano, quindi ho alzato la testa incuriosita. Erano così belli da guardare che sono rimasta lì impalata per un po' prima di realizzare che mi sarebbe piaciuto fotografarli per immortalare quel piacevole ricordo.
Poi, pensandoci un po', dopo che si erano allontanati, ho cercato di immaginare la stessa scena in Italia con bambini della stessa età o anche più grandi. Non so bene perchè, ma mi sono venute in mente solo delle file ululanti e in moto perpetuo frenate in parte dalle maestre, anch'esse ulutanti per placare gli animi imbizzarriti. Mi sono immaginata dei bambini alle prese con quella corda di plastica che credo diventerebbe un bellissimo gioco con cui fare impazzire gli altri compagni e, di conseguenza, pure le maestre. Mi sono venute in mente quindi le urla delle mie maestre delle elementari "IN FILA PER DUEEEEEEE" all'uscita dalla scuola, mentre noi nel frattempo continuavamo a spingerci l'un l'altro, a urlare e a ridere tanto da non sentire nemmeno che cosa ci stava dicendo la maestra a squarcia gola. E mi sono sinceramente rammaricata per quelle povere donne che si sgolavano per farci stare fermi. Mi sono chiesta come sia possibile che questi bambini americani siano così educati e... come dire... cheti, per lo meno in apparenza, in spazi ampi che potrebbero metterli in fibrillazione.
Ma che cos'è, lo spirito
latino a rendere i bambini italiani così vivaci?
Il pensiero successivo è
stato il seguente: "Ma allora vuoi vedere che l'ordine che c'è per
strada qui in America è frutto di questa loro formazione?". Magari
è solo una stupidaggine, magari non c'è nessun collegamento tra le due cose,
ma ciò che appare evidente ai miei occhi è che qui, come i bambini se ne vanno in ordine
per strada già da piccolissimi, così gli adulti se ne vanno in ordine per strada con le loro auto. Questa è una foto che ho scattato qualche giorno fa sulla superstrada che porta al downtown:
Strade larghissime, come vedete, con cinque corsie di media, e ogni auto che viaggia sulla propria senza alcuna interazione con le auto nelle altre corsie. Raramente i guidatori travalicano il limite rappresentato dalle
strisce bianche delle singole corsie e anche se davanti si trovano il classico
lentone - quello che in Italia porta sempre cappello e occhiali doppi per intendersi - attendono pazientemente dietro di lui senza lamentarsi troppo (anche se in realtà proprio oggi una bionda californiana su una specie di SUV ha osato lamentarsi platealmente per la mia guida prudente sui tornanti di Mill Valley! Comunque questa rappresenta sicuramente un'eccezione!). Spesso gli automobilisti passano da una corsia all'altra con grande rapidità, visto che qui si può superare sia a destra che a sinistra, ma tutto con estremo rigore. Gli americani si fermano veramente agli incroci guardando più volte a destra e a sinistra prima di attraversare e attendendo tre lunghissimi secondi allo stop. A me sembra che questo ordine che mostrano di avere nella guida possa essere davvero confrontato con quello con cui i bambini già dall'asilo si muovono a piedi per strada. E sinceramente mi piacerebbe sapere come si fa a crescere con tale autocontrollo, perchè lo vorrei proprio importare in Italia: pensate che successo potrebbe riscuotere!
Al prossimo racconto,
Sabina
Commenti
Invidio l'autocontrollo che tu racconti...soprattutto in questo ultimo anno scolastico...in cui sto letteralmente impazzendo...ragazzi sempre piu' sregolati e squilibrati...che ti rispondono indietro e ti mancano di rispetto come se fosse la cosa piu' normale al mondo...
E la colpa non e' loro ma di noi adulti e della nostra societa'....Assisto a scene e discorsi con i genitori veramente incredibili...
Va beh, speriamo che la crisi sia fonte di cambiamento...in bene....
Grazie per i tuoi racconti...leggerli e' un po' respirare aria nuova...aprirsi a nuove realta' e veder le cose da altri punti di vista...e ciò mi e' sempre piaciuto tanto.